giovedì 9 febbraio 2017

Caronte

CARONTE

"Per me si va ne la città dolente,

per me si va ne l’eterno dolore,

per me si va tra la perduta gente.   
   
"...Dinanzi a me non fuor cose create
se non eterne, 
e io eterno duro.
Lasciate ogni speranza, voi ch'intrate"...

 



"...Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, 
bianco per antico pelo,
gridando: "Guai a voi, anime prave! ... 



           



Personaggio della mitologia classica, figlio dell'Erebo e della notte, traghettatore delle anime dei morti al di là del fiume dell'Ade Acheronte. Virgilio lo descrive nel libro VI dell'Eneide, durante la discesa agli Inferi di Enea: è un vecchio dall'aspetto squallido, che fa salire sulla sua barca le anime dei defunti ma lascia sulla riva gli insepolti, come Palinuro. Il Caronte virgiliano si oppone al passaggio di Enea, ma la Sibilla che gli fa da guida lo convince mostrandogli il ramo d'oro da offrire a Proserpina, la regina degli Inferi moglie di Plutone.
Caronte compare in Inf., III, 82-111, dove Dante si rifà strettamente all'episodio dell'Eneide accentuando i tratti demoniaci del traghettatore e facendone uno strumento della giustizia divina. Inoltre il Caronte dantesco traghetta solo le anime dannate, mentre diverso trattamento è riservato alle anime salve destinate in Purgatorio (esse sono trasportate da un angelo nocchiero che le raccoglie alla foce del Tevere, su un lieve legno che lo stesso Caronte dice dovrà trasportare lo stesso Dante, predicendogli di fatto la salvezza). Il Caronte di Dante è un vecchio coperto di barba bianca, con gli occhi circondati da fiamme, che minaccia severi castighi ai dannati e li fa salire sulla sua barca, battendo col remo le anime che si adagiano sul fondo (forse per stiparne il maggior numero possibile). Anch'egli si oppone al passaggio di Dante, ma è zittito da Virgilio con una formula identica a quella usata poi con Minosse e analoga a quella usata con Pluto.
La demonizzazione di Caronte rientra nell'uso tipicamente medievale di reinterpretare in chiave cristiana le divinità pagane, per cui quelle degli Inferi diventavano altrettante figure diaboliche, in qualche caso con notevoli trasformazioni.




...riflessioni su Caronte


Viaggiamo spesso attraverso momenti di difficoltá, periodi che sarebbe meglio cancellare per la loro bruttezza e quella sensazione di chiusura che ci aiuta solo a non sprofondare.
Poi arriva un qualcosa o un qualcuno che sembra svegliarci da quell tepore privo d’aria e restituirci una ventata di aria pura. Ecco é fatta. Ci si sente improvvisamente fuori dal buio e si comincia ad intravedere un futuro nella vita, nelle relazioni, nel lavoro.
Tempo pochi giorni, o mesi… quel qualcosa che ci aveva restituito l’ingresso nella nostra stessa vita ecco che si dilegua, sparisce, si offusca, si rivela fallace, si mostra come una grande illusione o una curiosa bufala. Arriva pertanto la delusione e lo sconforto. Da cosa ci siamo lasciati trasportare? Come abbiamo  potuto prendere un abbaglio cosí grande? Il rischio sarebbe quello di tornare indietro e sprofondare nuovamente nella nostra indolente melanconia.
Invece no! Quello che ci é successo é stato un regalo della vita.
Era Caronte!   È stato Caronte, quel vecchio dalla barba Bianca e dagli occhi di fuoco ad arrivare sulla nostra sponda per traghettarci altrove. 
Quelle situazioni, avvenimenti, persone che sono arrivate nella nostra vita sono solo dei Caronte. Il loro compito é quello di condurci fuori dal circolo vizioso in cui siamo caduti e presentarci vivi nel mondo della realtá. Molto accade durante questo trasbordo. Alcuni cadono in acqua e rischiano di affogare, altri sperimentano una nausea insopportabile, altri arrivano sull’altra sponda e ritornano a vivere e a gioire.
L’importante é capire quando ci troviamo davanti ad un Caronte. Spesso veniamo ingannati da un aspetto amichevole e cordiale, ma Caronte non é mai cordiale, Caronte trasporta anime dannate e le odia con tutto se stesso. Quando diventiamo passeggeri del suo traghetto dobbiamo conservare tutto il nostro sangue freddo, dobbiamo mantenerci calmi e non lasciarci andare a falsi entusiasmi.
Incontrare un Caronte sulla riva del nostro fiume della vita é un avvenimento importante, é una chance di rinascita é il visto per la nostra felicitá. 
Claudio aveva attraversato un momento molto difficile. Finita la sua storia d’amore aveva finito per rinchiudersi nella sua stanza. Poche uscite, poche amicizie e soprattutto un continuo sostenere a se stesso che andava tutto bene. La delusione riguardante la sua storia riteneva fosse stata giá elaborata e non sentiva alcun dolore. Nei pronto soccorso degli ospedali conoscono bene questa sintomatologia. Quanto piú profonde e gravi sono le ferite, tanto minore é la sofferenza del paziente. Piccole escoriazioni superficiali a volte fanno piú male di uno squarcio nelle carni. Lo stesso accade con le ferite psicologiche. La nostra mente tende a proteggerci e ricaccia giú nel profondo I nostril dolori fino a renderci anestetizzati .  Quando  Claudio incontró Serena sembrava avesse incontrato la Madonna. Le risultó subito simpatica e cordiale, dolce e molto solare. Cominciarono a frequentarsi e Claudio si sentiva felice come non lo era da tempo.  Piccole difficoltá fanno parte di ogni rapporto, ma bisogna stare attenti a non sottovalutare I sintomi piccoli di grosse problematiche. Serena aveva cominciato a chiedere dei soldi in prestito. Spesso costruiva intere storie dal colore drammatico. Claudio pensava che era solo un momento di difficoltá economica per lei anche se poi a volte si insospettiva vedendo il tipo di abbigliamento costoso che Serena indossava. Ogni volta che Claudio le prestava dei soldi Serena si presentava con una nuova borsa o con scarpe firmate. Dopo pochi mesi  la situazione divenne chiara e senza  dubbi: Serena soffriva di una forma patologica di dipendenza all’acquisto. Shopping compulsivo é il nome tecnico. Crolló improvvisamente l’amore e la passione, subentró la rabbia e l’impotenza. Claudio cercó di scacciare da sé quell’essere che lo aveva ingannato e derubato, ma non solo in termini di denaro anche della sua autostima e dignitá.
Claudio ci ha messo qualche mese a scordare l’esperienza. Dopo un pó ha cominciato ad uscire e frequentare altre persone, nuove donne con cui scambiare onesti sentimenti.
Spesso si é chiesto come mai in un momento cosí difficile della sua vita sia arrivata una delusione cosí cocente. Perché Caronte a volte ha bisogno di essere duro con le anime dannate, Caronte deve poterle bastonare affinché capiscano che si trovano sulla sponda sbagliata. Ma Caronte ti porta sempre dall’Altra parte …il resto sta a noi.
Quando gli eventi drammatici arrivano nella nostra esistenza dobbiamo essere pronti e capaci di comprendere che si tratta di un Caronte. Il viaggio é un incognita , ma restare nel girone dei dannati rappresenta un percorso dannoso alla nostra crescita.
Ridiamo spesso Simona, la mia cara amica, ed io quando vediamo Caronte scarrozzare di qua e di lá del fiume fangoso e torbido  le sue anime. Abbiamo coniato insieme questo termine ad indicare quella fase di passaggio e riusciamo a intravederla ormai con chiarezza quando ci si para davanti sia a noi che ad altri intorno a noi. Eccolo lí il Caronte dagli occhi di fuoco che si prende gioco di noi anime dannate, che ci bastona e ci maltratta. A volte il viaggio é lungo e ci sembra di non riuscire ad arrivare mai sull’altra sponda, ma possiamo star certi che Caronte assolve al suo compito di Nocchiero sempre e comunque.
Ad ognuno il suo Caronte!

Danisieger

Un'indomabile cavallina



Era un giorno di febbraio quando durante la luna piena nella stalla nacque un puledro. Con qualche difficoltà di respiro, ma venne fuori scalciando e nitrendo.
Il fattore aveva un bel maneggio e procurava biada e foraggio a sufficienza. A volte era un pó duro nell’addestramento.  Non elargiva molte ricompense o carezze, ma teneva pulite le stalle e la sua presenza era costante.
Il puledro cresceva dimostrando già da subito quanta insofferenza avesse per gli spazi piccoli e l’assenza di libertà. Aveva la possibilità di giocare nel paddock con altri puledri, ma passava molte ore nel box dove si sentiva a volte insofferente. L’addestramento era difficile e la sua esuberanza faceva imbestialire il fattore a volte costringendolo a ricorrere alle maniere forti.
Gli anni passavano ed il puledro si trasformava pian piano in una bella e sofisticata cavalla.
La moglie del fattore avrebbe voluto trovare presto un acquirente, mentre il fattore insisteva affinché venisse addestrata a dovere. 
Quando si fece già abbastanza grande, ma in effetti ancora molto giovane ed inesperta, venne venduta a qualcuno che desiderava a tutti i costi avere un cavallo pur  conoscendo ben poco dell’arte equestre.
La cavalla non riuscì a tollerare redini e sella e spesso sgroppava sotto 
a quell’inesperto cavaliere che, incapace di confrontarsi con i suoi limiti,
riportò la cavalla al fattore, col disappunto della moglie che si sentiva estremamente umiliata dall’aver cresciuto una puledra così irrequieta.
“Non troveremo mai un buon compratore” urlava contro il marito
Il fattore credette ancora di poter continuare con l’addestramento e a volte era davvero indispettito dal comportamento ingestibile della cavalla.
Ma le qualità della cavalla venivano man mano fuori con la sua crescita.
Aveva conseguito un certificato per il suo addestramento e le sue prove 
sempre più difficili la motivavano ad andare avanti.
Passò tra le mani di diversi cavalieri. Alcuni la trattavano con rispetto,
altri meno, ma nessuno era riuscito mai a tener bene l’assetto e impegnarsi nella tenuta delle redini. Alcuni avevano paura, altri credevano di guidare un’auto, altri ancora scappavano via al minimo movimento colti dall’angoscia di finire per aria e rompersi il collo.
Nessuno sapeva montare a cavallo. Ci vuole decisione per gestire un cavallo, decisione e dolcezza insieme. Ci vuole calma e fermezza. Ci vogliono doti da cavaliere che pochi hanno.
Un giorno arrivò al maneggio un tipo molto sicuro di sé. Decise che avrebbe addestrato la cavalla e con il benestare del fattore cominciò il suo addestramento.
Era un bravo cavaliere, sapeva dosare la sua forza nelle mani e sapeva condurre con morbidezza il suo movimento sulla sella.
La cavalla cominciò a dare il meglio di sé. Era obbediente e rispettosa. Eseguiva ogni esercizio le veniva dato e diventava ogni giorno più bella. Il manto lucido e la muscolatura tonica la rendevano davvero uno splendore. Lui si sapeva prender cura di lei. 
Il fattore e la moglie erano finalmente contenti ed aspettavano con gioia di concludere l’affare. Ma il cavaliere nonostante dedicasse molte ore al giorno a quella cavalla e si sentisse soddisfatto di lei non sembrava avesse intenzioni di comprarla.
Passavano ore magnifiche insieme. Galoppavano sulle spiagge, per le campagne. Si divertivano a saltare ostacoli sempre più alti. I movimenti dell’uno erano in perfetta sincronia con quelli dell’altro. Lui era deciso e fermo e lei adorava quei suoi modi.
Ma la sera, quando finiva di montarla, lui la chiudeva nel box e fino al giorno successivo nessuno più si prendeva cura di lei.
Cominciò a intristirsi. Sperava d’aver trovato il vero cavaliere, il “suo” cavaliere, ma dovette accorgersi col tempo che quel cavaliere non intendeva condividere di più.
Cominciò allora a non effettuare più gli esercizi brillantemente come sempre. Era spesso irrequieta e indolente. Lui continuava a volte con più fermezza, ma la cavalla sentì che non riusciva più a godere di tutto ciò.
Un giorno, dopo aver trascorso tutta la giornata nel box, lui le mise la sella, i finimenti e la portò in campo per montarla.
La cavalla dapprima rimase ferma senza reagire ai comandi, ma all’improvviso con uno scatto di reni sgroppò così forte che il cavaliere volò per aria dall’altra parte dello steccato. Si fece male, infuriato come una belva inveì così aggressivo contro la cavalla che non tornò più.
La cavallina rimase nel box alcuni mesi. Il suo manto era diventato opaco e la sua criniera incolta. Era smagrita e stentava a muoversi.
Il fattore nel frattempo si era ammalato e la moglie comunque incapace di prendersi cura dei cavalli non aveva tempo per la cavalla, anche se in realtà non che se ne fosse mai curata granché.
Durante le vacanze di pasqua si presentó al maneggio uno straniero. Una persona a modo, gentile. Chiese alla signora di visitare le stalle e fu attratto da quella cavalla che sembrava docile e tranquilla. 
“È ingestibile” sbraitò la signora “hanno provato in tanti a montarla ma é una cavalla troppo irrequieta, non é per niente generosa e non ha voglia di lavorare”
Lo straniero, pur non avendo alcuna esperienza di cavalli, non credeva che una cavalla potesse essere davvero così cattiva.
Sentì una strana compassione per quell’animale e decise di comprarla e portarla via con sé.
Ora aveva davanti una nuova vita e tutto sembrava bello. Aveva un grande box, prati enormi dove pascolare insieme ad altri cavalli. Il foraggio di ottima qualità e tanta buona biada. Il maneggio era pulito e luminoso e molti si prendevano cura di lei con affetto e dolcezza. Passò anni sereni diventando tranquilla. Ma di tanto in tanto sentiva il bisogno di essere montata e di poter galoppare libera tra prati e boschi. Il suo padrone era davvero gentile con lei, ma ogni volta che le metteva la sella e saliva in groppa non riusciva a imporle una direzione, aveva i movimenti goffi e non riusciva a tenere il ritmo. La cavalla aveva imparato ormai a camminare senza bisogno di redini. Seguiva i percorsi da sola mentre il suo padrone sedeva passivamente sulla sua groppa. A volte trotterellava e sebbene lui le sbattesse il sedere sulla schiena la cavalla sembrava accettarlo. Qualche volta lei aveva provato a galoppare e lui si era aggrappato al collo bianco dalla paura e con le gambe tremanti. Così lei lo conduceva al passo e non si sarebbe meravigliata se un giorno lui  le avesse attaccato dietro un calesse.
Così passavano i suoi giorni. Intanto sognava, fantasticava il giorno in cui sarebbe arrivato quel cavaliere che lei sognava e l’avrebbe finalmente fatta esprimere incrociando gli arti a suon di musica...come in una danza di dressage....
                                                                                                                           continua…


danisieger