giovedì 9 febbraio 2017

Un'indomabile cavallina



Era un giorno di febbraio quando durante la luna piena nella stalla nacque un puledro. Con qualche difficoltà di respiro, ma venne fuori scalciando e nitrendo.
Il fattore aveva un bel maneggio e procurava biada e foraggio a sufficienza. A volte era un pó duro nell’addestramento.  Non elargiva molte ricompense o carezze, ma teneva pulite le stalle e la sua presenza era costante.
Il puledro cresceva dimostrando già da subito quanta insofferenza avesse per gli spazi piccoli e l’assenza di libertà. Aveva la possibilità di giocare nel paddock con altri puledri, ma passava molte ore nel box dove si sentiva a volte insofferente. L’addestramento era difficile e la sua esuberanza faceva imbestialire il fattore a volte costringendolo a ricorrere alle maniere forti.
Gli anni passavano ed il puledro si trasformava pian piano in una bella e sofisticata cavalla.
La moglie del fattore avrebbe voluto trovare presto un acquirente, mentre il fattore insisteva affinché venisse addestrata a dovere. 
Quando si fece già abbastanza grande, ma in effetti ancora molto giovane ed inesperta, venne venduta a qualcuno che desiderava a tutti i costi avere un cavallo pur  conoscendo ben poco dell’arte equestre.
La cavalla non riuscì a tollerare redini e sella e spesso sgroppava sotto 
a quell’inesperto cavaliere che, incapace di confrontarsi con i suoi limiti,
riportò la cavalla al fattore, col disappunto della moglie che si sentiva estremamente umiliata dall’aver cresciuto una puledra così irrequieta.
“Non troveremo mai un buon compratore” urlava contro il marito
Il fattore credette ancora di poter continuare con l’addestramento e a volte era davvero indispettito dal comportamento ingestibile della cavalla.
Ma le qualità della cavalla venivano man mano fuori con la sua crescita.
Aveva conseguito un certificato per il suo addestramento e le sue prove 
sempre più difficili la motivavano ad andare avanti.
Passò tra le mani di diversi cavalieri. Alcuni la trattavano con rispetto,
altri meno, ma nessuno era riuscito mai a tener bene l’assetto e impegnarsi nella tenuta delle redini. Alcuni avevano paura, altri credevano di guidare un’auto, altri ancora scappavano via al minimo movimento colti dall’angoscia di finire per aria e rompersi il collo.
Nessuno sapeva montare a cavallo. Ci vuole decisione per gestire un cavallo, decisione e dolcezza insieme. Ci vuole calma e fermezza. Ci vogliono doti da cavaliere che pochi hanno.
Un giorno arrivò al maneggio un tipo molto sicuro di sé. Decise che avrebbe addestrato la cavalla e con il benestare del fattore cominciò il suo addestramento.
Era un bravo cavaliere, sapeva dosare la sua forza nelle mani e sapeva condurre con morbidezza il suo movimento sulla sella.
La cavalla cominciò a dare il meglio di sé. Era obbediente e rispettosa. Eseguiva ogni esercizio le veniva dato e diventava ogni giorno più bella. Il manto lucido e la muscolatura tonica la rendevano davvero uno splendore. Lui si sapeva prender cura di lei. 
Il fattore e la moglie erano finalmente contenti ed aspettavano con gioia di concludere l’affare. Ma il cavaliere nonostante dedicasse molte ore al giorno a quella cavalla e si sentisse soddisfatto di lei non sembrava avesse intenzioni di comprarla.
Passavano ore magnifiche insieme. Galoppavano sulle spiagge, per le campagne. Si divertivano a saltare ostacoli sempre più alti. I movimenti dell’uno erano in perfetta sincronia con quelli dell’altro. Lui era deciso e fermo e lei adorava quei suoi modi.
Ma la sera, quando finiva di montarla, lui la chiudeva nel box e fino al giorno successivo nessuno più si prendeva cura di lei.
Cominciò a intristirsi. Sperava d’aver trovato il vero cavaliere, il “suo” cavaliere, ma dovette accorgersi col tempo che quel cavaliere non intendeva condividere di più.
Cominciò allora a non effettuare più gli esercizi brillantemente come sempre. Era spesso irrequieta e indolente. Lui continuava a volte con più fermezza, ma la cavalla sentì che non riusciva più a godere di tutto ciò.
Un giorno, dopo aver trascorso tutta la giornata nel box, lui le mise la sella, i finimenti e la portò in campo per montarla.
La cavalla dapprima rimase ferma senza reagire ai comandi, ma all’improvviso con uno scatto di reni sgroppò così forte che il cavaliere volò per aria dall’altra parte dello steccato. Si fece male, infuriato come una belva inveì così aggressivo contro la cavalla che non tornò più.
La cavallina rimase nel box alcuni mesi. Il suo manto era diventato opaco e la sua criniera incolta. Era smagrita e stentava a muoversi.
Il fattore nel frattempo si era ammalato e la moglie comunque incapace di prendersi cura dei cavalli non aveva tempo per la cavalla, anche se in realtà non che se ne fosse mai curata granché.
Durante le vacanze di pasqua si presentó al maneggio uno straniero. Una persona a modo, gentile. Chiese alla signora di visitare le stalle e fu attratto da quella cavalla che sembrava docile e tranquilla. 
“È ingestibile” sbraitò la signora “hanno provato in tanti a montarla ma é una cavalla troppo irrequieta, non é per niente generosa e non ha voglia di lavorare”
Lo straniero, pur non avendo alcuna esperienza di cavalli, non credeva che una cavalla potesse essere davvero così cattiva.
Sentì una strana compassione per quell’animale e decise di comprarla e portarla via con sé.
Ora aveva davanti una nuova vita e tutto sembrava bello. Aveva un grande box, prati enormi dove pascolare insieme ad altri cavalli. Il foraggio di ottima qualità e tanta buona biada. Il maneggio era pulito e luminoso e molti si prendevano cura di lei con affetto e dolcezza. Passò anni sereni diventando tranquilla. Ma di tanto in tanto sentiva il bisogno di essere montata e di poter galoppare libera tra prati e boschi. Il suo padrone era davvero gentile con lei, ma ogni volta che le metteva la sella e saliva in groppa non riusciva a imporle una direzione, aveva i movimenti goffi e non riusciva a tenere il ritmo. La cavalla aveva imparato ormai a camminare senza bisogno di redini. Seguiva i percorsi da sola mentre il suo padrone sedeva passivamente sulla sua groppa. A volte trotterellava e sebbene lui le sbattesse il sedere sulla schiena la cavalla sembrava accettarlo. Qualche volta lei aveva provato a galoppare e lui si era aggrappato al collo bianco dalla paura e con le gambe tremanti. Così lei lo conduceva al passo e non si sarebbe meravigliata se un giorno lui  le avesse attaccato dietro un calesse.
Così passavano i suoi giorni. Intanto sognava, fantasticava il giorno in cui sarebbe arrivato quel cavaliere che lei sognava e l’avrebbe finalmente fatta esprimere incrociando gli arti a suon di musica...come in una danza di dressage....
                                                                                                                           continua…


danisieger

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