lunedì 17 aprile 2017

Ricordati che ti penso



non ho smesso di pensarti
vorrei tanto dirtelo
vorrei scriverti
che mi piacerebbe tornare
che mi manchi
e che ti penso
ma non ti cerco
non ti scrivo
neppure ciao
non so come stai
e mi manca saperlo hai progetti ?
hai sorriso oggi ?
cos'hai sognato ?
esci ?
dove vai ?
hai dei sogni ?
hai mangiato ?

mi piacerebbe
riuscire a cercarti
ma non ne ho la forza
e neanche tu ne hai
ed allora restiamo
ad aspettarci invano
e pensiamoci
e ricordati
che ti penso
che non lo sai
ma ti vivo ogni giorno
che scrivo di te
e ricordati che cercare
e pensare
sono due cose diverse
ed io ti penso
ma non ti cerco
....
Charles Bukowski

Chi sono contattami






Sento che vuoi sapere chi scrive  e perchè.

D'accordo! 

Anche se ritengo sia più importante il contenuto.
Quella nella foto è la mia stanza denominata dell'Armonia, il mio Tempio, la mia Oasi e il mio Rifugio...un  piccolo mondo costruito su misura per me.
Sono una donna di 55 anni.
Ho fatto molte esperienze e ho navigato per diversi mari e ogni volta cambiando porto.
Ho visto diversi continenti, spiaggie dorate, ma ho attraversato anche tempeste e ho rischiato il naufragio...diverse volte!
Spesso ho navigato a vista, senza strumenti. 
A volte ho dovuto riparare la mia barca che lasciava entrare acqua.
Spesso i porti sicuri mi hanno dato la sensazione di noia anche se mi hanno aiutato
a non sentire la nausea delle mie onde.
A volte le cime che hanno legato la mia barca nel porto hanno avuto nodi così stretti
che, ancora oggi, non riesco a sbrogliare.
Ho deciso, pertanto, che avrei viaggiato ugualmente nel mare della mia fantasia.
Ho masticato psicologia e spiritualità per molti anni, ho dovuto digerire il cibo pesante delle università e del lavoro di psicologa fino a quando non ho scelto di approfondire la mia cultura spogliandomi dalle corazze dell'ortodossia accademica.
Al momento la mia barca è ferma in porto, un bellissimo porto e anche se scalpito per
riprendere il mare so che dovrò modulare i miei desideri in rispetto delle persone che amo.
Spero che la descrizione di me sia sufficiente a capire chi sono...
Buona lettura a tutti i naviganti

danisieger

LA DONNA SELVAGGIA

La donna selvaggia

LA DONNA SELVAGGIA




Non ditemi che sono troppo aggressiva, troppo violenta, troppo forte, troppo grande, troppo nera, troppo estrema, troppo piccola, troppo agguerrita.
O che io non sono abbastanza.
Non ditemi come agisce una signora, o come essere come una donna,
o che cosa pensate che dovrei fare.
Io cammino con gli elefanti.
Volo con i falchi.
Nuoto con polpo.
Caccio con le tigri.
Io sono una donna selvaggia.
Una donna senza legge.
Un fiore selvatico.
Una leonessa di montagna.
Una scimmia magica.
Un cacciatore.
Una strega.
Un guerriero.
Un' amante.
Una madre.
Una sacerdotessa.
Una donna di medicina.
Io sono fatta di buio e luce.
Io sono l'equilibrio.
Invoco la dea della distruzione e la dea della nascita. Io sono una selvaggia.
Io sono libera.
Io appartengo a me.
Io credo nella cura e nel machete . Credo nel piantare fiori e nel sollevare i bambini.
Credo nella protezione e nella morbidezza. Credo nell'arte e credo nel sacrificio.
So che a volte devi prendere l'arma così gli altri depongano le loro.
Io sono una donna selvaggia
e faccio quello che mi pare
E non voglio scusarmi per nessuna parte di me.


-donne che corrono coi lupi - Clarissa Pinkola Estès 

Ognuno ha il suo motivo

Matt Simons, Catch & Release












C’è un posto in cui vado
Dove nessuno mi conosce
Non è solitario
È necessario
È un posto che ho inventato
Scopri di cosa sono fatto
Le notti sono rimasto sveglio
Contando le stelle e lottando contro il sonno
Lascia che si riversi su di me
Pronto a perdere l’equilibrio
Portami nel luogo dove si esamina il mistero della vita
Fisso su tutta la linea
Perdi ogni percezione del tempo
Assorbi tutto e sveglia quella piccola parte di me
Giorno dopo giorno sono cieco per vedere
E scoprire quanto lontano
Andare
Ognuno ha il suo motivo
Ognuno fa a modo suo
Prendiamo, lasciamo e basta
Quello che si accumula durante il giorno
Entra nel corpo
E scorre dritto nel sangue
Possiamo dirci dei segreti
E ricordare come amare
C’è un posto dove sto andando
Nessuno mi conosce
Se respiro proprio lentamente
Espira e inspira
Possono essere terrificanti
Per morire lentamente
Anche spiegare
La fine da dove cominciamo
Lascia che si riversi su di me
Pronto a perdere l’equilibrio
Portami nel luogo dove si esamina il mistero della vita
Fisso su tutta la linea
Perdi ogni percezione del tempo
Assorbi tutto e sveglia quella piccola parte di me
Giorno dopo giorno sono cieco per vedere
E scoprire quanto lontano
Andare
Ognuno ha il suo motivo
Ognuno fa a modo suo
Prendiamo, lasciamo e basta
Quello che si accumula durante il giorno
Entra nel corpo
E scorre dritto nel sangue
Possiamo dirci dei segreti
E ricordare come amare
Ognuno ha il suo motivo
Ognuno fa a modo suo
Prendiamo, lasciamo e basta
Quello che si accumula durante il giorno
Entra nel corpo
E scorre dritto nel sangue
Possiamo dirci dei segreti
E ricordare come amare


Neve sull'anima





... è in quel bianco candore 

che si ritrova lo sguardo del bambino, 
la gioia della fanciulla, 
la risata della donna, 
la saggezza di quei fili argentati sul capo... 
ad ognuno possa nevicare sull'anima! 


danisieger



Aquiloni


...Correvo,
son caduta, 
ho le ginocchia sbucciate
son caduta,
distratta
guardavo in alto
gli aquiloni,
le stelle,
gli uccelli,
sono inciampata
rincorrendo qualcosa
una palla,
una farfalla,
un pezzo d'amore,
le ginocchia sanguinano
e gli occhi son rossi,
ma mordo forte le labbra
non piango,
fa male,
ho un forte dolore,
seduta
su un gradino di cemento
a guardarmi le ginocchia
insanguinate,
la carne squarciata
il terreno era duro
e correvo forte
a gran velocità
giocavo,
ridevo
non mi sono accorta
ero distratta,
ma no
non piango
non piango,
rivoglio il mio aquilone!
voglio tornare a correre,
a giocare
ma fa male,
fa tanto male,
no no non piango,
son forte non piango,
trattengo le lacrime,
trattengo il dolore
...cos'è che duole di più?
L'aquilone  volato via o le ginocchia sbucciate?
Si diventa grandi cosi?


Danisieger

La Leggenda del canto dell'Usignolo





In un'isola lontana di un paese del Sol Levante regnava un imperatore molto vanitoso, che amava circondarsi di cose stupende e perciò tutto nel suo regno era perfetto e incantevole. Anche sua figlia era bellissima e per questo egli le aveva dato il nome di Splendore del Giorno.

L'imperatore la ricopriva dei vestiti più sontuosi e pretendeva che, come lui, anche lei si ornasse con gemme e diademi preziosi ogni giorno. Invece di abbracciarla e darle affetto, la guardava solo come se fosse un’opera d’arte, per assicurarsi che la sua bellezza e il suo abbigliamento fossero sempre degni di un membro della famiglia imperiale.

Splendore del Giorno si sentiva oppressa da tutte queste ricchezze, priva di amore e schiava della vanità del padre. Trascorreva perciò le sue giornate passeggiando lungo i viali più reconditi dell'immenso giardino per nascondere agli altri le sue lacrime e sofferenze. Avrebbe preferito di gran lunga essere povera, ma libera e soprattutto amata.
Un mattino la principessa si rivolse al Buddha di giada del suo palazzo, con questa preghiera:
“O dio della saggezza, aiutami a fuggire da questa prigione. Dammi la possibilità di andar via col vento profumato sui prati fioriti e di volare con gli uccelli nel cielo turchino.”

Buddha indossò allora una veste di luce e così rispose alla giovane: “Ti offro cento lune per ubriacarti di libertà. Ogni sera, all'ultimo rintocco della mezzanotte, ti trasformerai in un uccello. Ma non appena il sole sorgerà, tu tornerai a essere quella che sei, la principessa Splendore del Giorno. Sappi però che l'incantesimo durerà fino al termine delle cento lune”
“Sono pronta ad assumermi tutti i rischi” affermò la giovane.

Buddha mantenne la sua promessa e quella stessa notte, al dodicesimo tocco della mezzanotte, Splendore del Giorno fu trasformata in un uccello. Finalmente poteva allontanarsi dalla sua prigione dorata! Volò in alto, ancora più in alto finché la sua casa non divenne che un punto luminoso e lontano. Piena di felicità, Splendore del Giorno si mise a cantare e il suo canto melodioso si propagò nella campagna. All'alba l'incantesimo cessò e, riprese le sue sembianze, la principessa tornò al palazzo imperiale.
Ben presto però l'imperatore venne a sapere che, quando scendeva la notte e la luna brillava sul mare, un uccello cantava in modo così melodioso che certamente doveva trattarsi di un essere divino. Che tipo di uccello era quello che egli ancora non aveva tra i suoi splendidi averi? Subito ordinò ai suoi soldati di catturarlo.Passò un mese, ma i samurai non riuscirono a prendere lo straordinario volatile. Infatti Splendore del Giorno riusciva abilmente a sfuggire a tutte le trappole che le venivano tese. Fu così che il superbo imperatore, beffato dall'uccello sconosciuto, si ammalò. Perse l'appetito e il sonno, deperì ogni giorno di più e alla fine dovette mettersi a letto.
Splendore del Giorno, preoccupata per la sorte del padre, pregò di nuovo Buddha:
“O dio della saggezza, sono pronta a sacrificare la mia libertà in cambio della vita di mio padre. Ti supplico, rompi l'incantesimo e guariscilo dal suo folle male”.
“Non è in mio potere salvare tuo padre dalla sua stupida ambizione”- rispose Buddha - “tuttavia accolgo la tua richiesta di rompere l'incantesimo, anche se le cento lune non sono ancora trascorse. Può darsi che in questo modo tuo padre ritrovi il piacere di vivere e che questa prova possa averlo reso più umile”.

 Da allora Splendore del Giorno circondò il padre di amore e di premure e, per aiutarlo a guarire, chiamò al suo capezzale i più famosi dottori che gli prodigarono cure d'ogni genere. Malgrado ciò il sovrano, sognando l'uccello divino, si consumò lentamente fino a morire.
Splendore del Giorno aprì ai sudditi più poveri del regno le porte del suo palazzo e mise a disposizione di tutti, contadini e pescatori, le immense ricchezze che suo padre, con orgoglio e vanità, aveva accumulato.
Adorata dalla sua gente, che la venerò come una dea, la principessa visse felice e finalmente libera. Il dio Buddha, per ripagarla di tanta generosità, popolò la sua isola di uccelli divini, a cui Splendore del Giorno diede il nome di usignoli.
Da quel momento, quando la luna emana i suoi ultimi bagliori e il sole comincia a sorgere, l'usignolo canta: il suo canto melodioso è un inno alla libertà dell’uomo.